3. BREVE «CUM SICUT NOBIS» DI PAOLO III

PARTE PRIMA SEZIONE PRIMA

EDIZIONE DEI DOCUMENTI PONTIFICI

Traduzione e note di
RENATO GASTALDI
e
COSTANZO CARGNONI

I FRATI CAPPUCCINI. Documenti e Testimonianze del Primo Secolo. A cura di COSTANZO CARGNONI. Roma 1982, 75-79.

3. BREVE «CUM SICUT NOBIS» DI PAOLO III

Roma, 29 aprile 1536. – Si conferma l’elezione di Bernardino d’Asti a vicario generale dell’Ordine, e si proibisce a chiunque non sia sotto l’obbedienza del predetto vicario di portare l’abito dell’Ordine, sotto pena di scomunica «lataesententae ipso facto».

Fonte: AGO, QA 221, n. 257, tre transunti autentici del 6 maggio 1536, 22 settembre 1537 e 27 maggio 1538. CE. AC I, 212-214, 9865; BC 1, 16s. Cf. supra, nota 39.

16 Paolo III papa, [ai diletti figli dell’Ordine dei minori di san Francesco, detti cappucciati][1]

Figli diletti, salute e benedizione apostolica.

1. Come recentemente ci avete fatto esporre, tempo addietro Clemente VII di felice memoria, nostro predecessore, concesse con sue lettere, sia nella forma di «breve» sia col sigillo di piombo,[2] ai diletti figli dell’Ordine dei frati minori, Ludovico e Raffaele di Fossombrone, di condurre vita eremitica secondo la Regola del beato Francesco, di vestire un abito col cappuccio quadrato, di ammettere nella loro comunità sia chierici secolari e sacerdoti sia laici, di portare la barba, di ritirarsi negli eremi o in qualsiasi altro luogo col consenso dei signori di tali luoghi, di abitarvi, conducendo vita austera ed eremitica, di mendicare in qualsiasi luogo, e la facoltà piena e libera di usare, possedere e godere aeque principaliter, liberamente e lecitamente, tutti e singoli i privilegi, gli indulti e le grazie concesse fino ad oggi o elargite in futuro, sia in genere che in specie, all’Ordine dei frati minori e all’eremo camaldolese del beato Romualdo e ai suoi eremiti, nello stesso modo in cui li usano, li posseggono e ne godono loro o ne godranno in futuro: lo stesso Ludovico, in virtù della facoltà di tali lettere, aveva ammesso nella sua comunità alcuni chierici secolari, religiosi e laici; e voi da quel momento, sotto il governo e l’autorità dello stesso Ludovico quale vicario della vostra congregazione, vi siete impegnati ad offrire all’ Altissimo un grato servizio.

17 2. Poiché il predetto Ludovico cessò da tale ufficio di vicario nel capitolo generale della vostra congregazione celebrato in Roma nel mese di novembre dell’anno appena trascorso,[3] voi, procedendo alla elezione del vostro nuovo vicario ed avendo eletto vicario della vostra congregazione il diletto figlio Bernardino d’Asti, professo del vostro medesimo Ordine, ci avete fatto pervenire umilmente la supplica di munire benevolmente tale elezione, per renderla più salda, con la forza della conferma apostolica, e di provvedere un’altra volta a

quanto è premesso.

18 3. Noi dunque, desiderando ardentemente con affetto paterno una condizione tranquilla e un felice successo della predetta vostra congregazione, favorevoli a tale supplica, approviamo e confermiamo per autorità apostolica, mediante le presenti lettere, l’avvenuta elezione, come si afferma, del predetto Bernardino; e decretiamo che debbano essere suffragate al suddetto Bernardino circa l’esercizio di tale vicariato, come se fossero dirette a lui personalmente, le lettere del predecessore Clemente.[4]

19 4. Proibiamo severamente a qualsiasi persona di qualunque condizione, sotto pena di scomunica latae sententiae da incorrersi ipso facto, di portare l’abito che siete soliti indossare, che non sia sotto l’ubbidienza e il governo di Bernardino, vostro vicario. Stabiliamo che sia nullo e inefficace tutto ciò che venisse attentato in contrario. Ordiniamo all’uditore generale della curia per le cause della camera apostolica che ricoprirà la carica in quel momento, di garantire l’osservanza delle disposizioni contenute in queste lettere, col prestarvi un’efficace difesa, reprimendo gli oppositori e ribelli con le censure e le pene ecclesiastiche e altri idonei rimedi, soppressa la possibilità di appello, aggravando anzi, anche a diverse riprese, tali pene e censure, ricorrendo, se necessario, al braccio secolare.

20 5. Non sono di impedimento a quanto premesso né la costituzione di Bonifacio VIII, nostro predecessore, di una del concilio generale e di due diete, né le altre costituzioni apostoliche, o privilegi di qualsiasi genere, indulti apostolici di qualunque forma e contenuto, con qualsiasi clausola o disposizione, già concessi o elargiti in futuro; stabiliamo infatti che tutto ciò non abbia efficacia in ordine a quanto è premesso, né la possa avere qualunque altra cosa in contrario.

Disponiamo che alla copia delle presenti lettere, sottoscritta dalla mano di un pubblico notaio e munita del sigillo di una persona costituita in dignità ecclesiastica, venga prestata, sia nel foro giudiziario sia fuori di esso, la stessa fede che si presterebbe alle presenti, se venissero prodotte o presentate.

Dato a Roma, presso S. Pietro, sotto l’anello del pescatore, il 29 aprile 1536, secondo anno del nostro pontificato.


PAULUS PP.

Dilecti filii, salutem et apostolicam benedictionem.

1. Cum sicut nobis nuper exponi fecistis, alias, postquam felicis recordationis Clemens papa VII, predecessor noster, dilectis filiis Ludovico et Raphaeli Forosemproniensibus Ordinis fratrum minorum, ut secundum Regulam beati Francisci vitam eremiticam ducere, et habitum cum capucio quadrato gestare, necnon omnes tam clericos saeculares et presbyteros quam laicos ad eorum consortium recipere, et barbam deferre, et ad eremitoria seu loca alia quaecumque, cum consensu dominorum eorundem locorum, se conferre, et in eis habitare, vitamque austeram et eremiticam inibi agere, et in quibuscumque locis mendicare, necnon omnibus et singulis privilegiis, indultis et gratis Ordini fratrum minorum huiusmodi, ac eremo camaldulensi beati Romualdi illiusque eremitis in genere, vel in specie, eatenus concessis et in posterum concedendis, aeque principaliter uti, potiri et gaudere libere et licite valerent, plenam et liberam per suas tam in forma brevis quam sub plumbo litteras, facultatem concesserat: ipseque Ludovicus facultatis litterarum huiusmodi vigore, nonnullos clericos saeculares ac religiosos et laicos ad eius consortium receperat; ac ex tunc vos, sub ipsius Ludovici tamquam congregationis vestrae vicarii cura et superioritate, gratum Altissimo famulatum exhibere studueratis;

2. cum dictus Ludovicus officio vicariatus huiusmodi in capitulo generali ipsius vestrae congregationis in alma Urbe de mense novembris anni proxime praeteriti celebrato cessisset; vos ad electionem novi vicarii vestri procedentes, dilectum filium Bernardinum Astensem, ipsius Ordinis vestri professorem, in vicarium eiusdem congregationis vestrae elegeritis, nobis humiliter supplicari fecistis ut electioni huiusmodi pro illius subsistentia firmiori, robur apostolicae firmitatis adicere, ac alias in praemissis opportune providere, de benignitate apostolica dignaremur.

3. Nos igitur prosperum et tranquillum statum et felicem successum vestrae congregationis huiusmodi paterno zelantes affectu, huiusmodi supplica-tionibus inclinati, electionem de persona dici Bernardini, ut praefertur, factam, auctoritate apostolica tenore presentium approbamus et confirmamus; necnon litteras Clementis predecessoris huiusmodi praefato Bernardino, quoad exercitium vicariatus huiusmodi, perinde ac si ei directae fuissent, suffragari debere, decernimus.

4. districtius inhibentes quibuscumque personis cuiuscumque conditionis exsistant, sub excommunicationis latae sententiae poena eo ipso incurrenda, ne habitum per vos deferre solitum, nisi sub eiusdem Bernardini vicari obedientia et cura permaneant, gestare quoquomodo praesumant; ac decernentes irritum et inane quicquid secus contigerit attentari; necnon mandantes curiae causarum Camerae Apostolica generali auditori, pro tempore exsistenti, ut vobis in praemissis efficacis defensionis praesidio assistendo faciat, auctoritate nostra, praesentes litteras et in eis contenta firmiter observari; contradictores quoslibet et rebelles per censuras et poenas ecclesiasticas, et alia opportune iuris remedia appellatione postposita, compescendo, ac censuras ac poenas ipsas iteratis vicibus aggravando, invocato etiam ad hoc, si opus fuerit, auxilio brachii saecularis.

5. Non obstantibus premissis ac piae memoriae Bonifatii papae octavi et predecessoris nostri de una et concilii generalis de duabus dietis et aliis apostolicis constitutionibus necnon quibusvis privileglis et indultis apostolicis sub quibuscumque tenoribus et formis ac cum quibusvis clausulis et decretis concessis et concedendis quae adversus praemissa nullatenus suffragari posse volumus, ceterisque contraris quibuscumque.

Decernentes transumptis presentiarum manu notarii publici subscriptis et sigillo alicuius persone in dignitate ecclesiastica constitutae munitis, eandem prorsus fidem in iudicio et extra adhibendam fore quae ipsis praesentibus adhiberetur, si forent exhibitae vel ostensae.

Datum Romae apud Sanctum Petrum, sub annulo Piscatoris, die XXIX aprilis MDXXXVI, pontificatus nostri anno secundo.

[A tergo:] Dilectis filiis fratribus Ordinis minorum sancti Francisci capuciatorum nuncupatis.

  1. Questo indirizzo è scritto sulla coperta del documento, come si evidenzia nel testo originale latino.
  2. Cioé il breve Exponi nobis trasformato poi nella bolla Religionis zelus.
  3. Cf. Eduard. Alenconiensis, De capitulo generali O.M.Cap. mense novembri A.D. 1535 celebrato…, in A0 43 (1927) 282-288.
  4. In questo § 3, nella minuta del breve (conservata in ASV. Arm. 41, vol. 2°: Minute dei Brevi di Paolo III, ep. 280,f. 263) si trovano le piú importanti variazioni redazionali, trascritte da E. d’Alencon e sintetizzate nello studio introduttivo (cf. supra, nota 39).